Assistenza Gratuita al risarcimento di errori medici.

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Malasanità in Gravidanza

Tutti i danni da parto generalmente sono dovuti a errori di ginecologi, ostetrici e infermieri che non hanno agito in modo appropriato per tutelare la madre e il nascituro. Tutto ciò implica gli estremi della malasanità. Quando il danno da parto è correlato ad un errore medico, il nascituro e la sua famiglia hanno diritto a ricevere un risarcimento per i danni subiti.

Alcuni esempi possono essere:

Danni da parto

I danni da parto comprendono tutte le lesioni che possono verificarsi durante la gestazione, al momento del parto o della nascita di un bambino. Sono dovuti a causa di un trauma o alla mancanza di ossigeno o da mancata diagnosi prenatale di malattie o malformazioni congenite.

Ogni tipo di lesione può essere di grado diverso, dalla più lieve alla più grave la quale può provocare invalidità permanenti e comportare anche la morte del nascituro.
Alcuni esempi di danni da parto sono: emorragie cerebrali, paralisi cerebrali infantili, ictus, convulsioni, sindrome da aspirazione di meconio ecc

Danni causati da mancata / errata diagnosi prenatale di malattie o malformazioni congenite

Danni da nascita indesiderata

Danni durante il travaglio e il parto

Danni causati da un trauma

Danni causati dalla mancanza di ossigeno

Danni causati da prematuri

Conseguenze dei danni da parto

I danni da parto più gravi possono cagionare delle lesioni permanenti sia alla madre che al nascituro, per esempio un bambino affetto da paralisi cerebrale può aver bisogno di diverse terapie e trattamenti per tutto il decorso di vita. In altri casi possono essere necessari trattamenti come l’ipotermia, la terapia fisica, la terapia occupazionale, la logoterapia, il botox o la chirurgia.

1. Danni causati da mancata / errata diagnosi prenatale di malattie o malformazioni congenite

Durante una gravidanza e soprattutto nei primi mesi, la gestante deve essere a conoscenza delle possibilità che il futuro nascituro possa essere affetto da malattie congenite o malformazioni. È dunque necessario effettuare delle tecniche di screening e di diagnosi prenatale nonché porre in essere dei metodi di prevenzione delle stesse.

Queste procedure permetteranno di riconoscere tutta una serie di patologie genetiche o infettive come ad esempio: HIV, miopatia, Sindrome di Turner, Sindrome di Patau, Sindrome di Edwards, Citomegalovirus, Carenza di G6pd, Herpes simpex e anomalie cromosomiche come la Sindrome di Down.

Una piccola percentuale di gravidanze può poi presentare difetti congeniti, cioè anomalie che si sviluppano durante la vita embrionale o fetale.

Essi possono riguardare per esempio una anomalia fisica o un difetto cromosomico o genetico.

Tra le anomalie congenite rientrano:

Nel momento in cui si riscontrano delle anomalie ecografiche è opportuno eseguire delle ecografie più approfondite.

Tra le anomalie cromosomiche invece rientrano le:

Suddette anomalie cromosomiche possono essere riscontrate tramite esami che permettono di individuare il rischio che il feto ha di avere una anomalia.

Quindi si tratta di un esame che non consentono di riconoscere la patologia ma di verificare se sussiste la possibilità che essa si presenti.

Nelle coppie che presentano fattori di rischio è necessario eseguire dei test di diagnosi prenatale, i quali consentono di verificare l’esistenza di malattie quali:

In riferimento ai danni derivanti da mancata/erronea diagnosi prenatale di malattie o malformazioni congenite, i principali errori che possono commettersi sono:

Nel 2012 la Cassazione ha stabilito che qualora il medico non segnali alla gestante l’esistenza di diversi esami in grado di accertare una malformazione congenita e impedendo alla stessa di venire a conoscenza della suddetta malformazione del concepito, quest’ultimo anche se privo di personalità giuridica fino al momento della nascita, nel momento in cui nasce ha DIRITTO ad essere risarcito per il danno causatogli consistente nel non essere nato sano.

2. Danni da nascita indesiderata

Qualora a seguito degli esami si riscontrasse una malformazione o un’anomalia genetica la coppia ha il diritto di venirne a conoscenza e avrà la facoltà di decidere se interrompere la gravidanza o portarla a termine.

L’interruzione della gravidanza è un DIRITTO della coppia ed esso viene violato nel caso in cui il medico non rileva la malformazione del feto (entro i limiti previsti dalla legge 194/78).

Il danno da nascita indesiderata quindi si verifica quando viene violato il diritto di uno o di entrambi i genitori di non avere figli o di non portare a termine la gestazione.

Ciò può accadere quando:

  1. Un bambino nasce contro la volontà del genitore, per esempio nel caso di insuccesso di un intervento abortivo o nel caso di insuccesso di un intervento di sterilizzazione
  2. Al genitore vengono omesse circostanze che lo avrebbero potuto indurre ad interrompere la gravidanza, per esempio nel caso di errori nella diagnosi prenatale.

Il risarcimento del danno da nascita indesiderata che scaturisce dall’errore diagnostico, impedendo alla madre del nascituro l’esercizio del diritto di interruzione della gravidanza, spetta anche ai fratelli del bimbo malformato.

L’accertamento della responsabilità medica rende necessario accertare la sussistenza della COLPA e del NESSO CAUSALE. Sarà onere della struttura sanitaria dimostrare di aver osservato la diligenza necessaria per svolgere il suo lavoro. Per esempio nel caso di:

  1. Intervento abortivo o sterilizzazione non riusciti: la struttura sanitaria è tenuta a dimostrare di aver rispettato le regole proprie di questi interventi e ciò sarà difficile da fare nel caso in cui l’aborto o la sterilizzazione non siano andati a buon fine;
  2. Omessa/mancata diagnosi di malformazioni o malattie congenite del nascituro: la struttura sanitaria o il medico privato in questo caso dovrà dimostrare che gli esami da lui effettuati, quali l’ecografia, la radiografia o l’analisi della genetica della gestante, non gli hanno consentito di verificare l’esistenza di una malformazione o malattia. Inoltre sarà necessario stabilire se poteva praticarsi l’aborto e se la gestante lo avrebbe voluto.

I danni risarcibili in questi casi sono:

3. Danni durante il travaglio e il parto

Il travaglio e il parto sono momenti molto delicati durante i quali però possono commettersi errori  in grado di mettere a repentaglio la vita della futura mamma e del bambino. Tra i possibili errori ci sono:

Nel momento in cui si verificano delle complicanze che comportano danni permanenti e gravi sia alla mamma che al bambino siamo in presenza di casi di malasanità in gravidanza.

Una delle ipotesi di negligenza più gravi da cui possono scaturire danni al futuro nascituro è la TARDIVA ESECUZIONE DI UN PARTO CESAREO.

Lì dove sia necessario eseguire un parto cesareo d’urgenza e questo non viene effettuato nel tempo che va dai 5 ai 30 minuti, a seconda delle circostanze, o nel caso in cui i medici prolungano il travaglio più del necessario, è possibile che ciò possa comportare lesioni alla nascita.

Può accadere che il parto cesareo d’urgenza non venga effettuato nonostante ci sia una situazione di sofferenza fetale o ancora può accadere che esso venga ordinato ma la struttura sanitaria non è equipaggiata.

I CASI in cui è necessario eseguire un cesareo d’urgenza sono:

  • Sofferenza fetale: essa ha luogo quando la frequenza del battito cardiaco del feto diminuisce o rimane basso per un lungo periodo. Ciò può aversi a seguito di epidurale, di un abbassamento repentino della pressione materna o di emorragie causate per esempio dal distacco della placenta
  • Placenta previa: ciò si verifica quando la placenta si trova in basso nell’utero e copre il collo dell’utero
  • Placenta accreta: consiste in un difetto di adesione della placenta alla parete uterina e in questo caso è anche molto importante la diagnosi precoce, la quale può consentire di pensare a strategie di intervento da adottare
  • Rottura dell’utero: può verificarsi quando l’utero si lacera durante il travaglio e il parto
  • Prolasso del cordone ombelicale: questo accade quando il cordone ombelicale fuoriesce prima che il bambino nasca
  • Arresto della progressione del travaglio: può accadere che il collo dell’utero non si dilati abbastanza o il travaglio si rallenti o addirittura si interrompa

La mancata esecuzione di un cesareo d’urgenza può causare lesioni gravi al nascituro come:

Tra gli ERRORI che possono essere commessi durante il parto rientra la somministrazione errata di ossitocina, un farmaco che viene somministrato per indurre il parto o accelerare il travaglio. Nel caso in cui viene data una dose eccessiva dello stesso, ciò può causare delle lesioni alla madre e al nascituro, come encefalopatia ipossico-ischemica o asfissia perinatale, lesioni traumatiche e paralisi cerebrale infantile.

Inoltre oltre a causare una riduzione di ossigeno al bambino, l’ossitocina può favorire l’acidemia fetale cioè il sangue del bambino può risultare molto acidico alla nascita e questo può provocare numerosi danni alle cellule del corpo del bambino e al suo cervello. Alcune complicazioni sono: sofferenza fetale, ipertensione, bradicardia, convulsioni neonatali, ittero, emorragie della retina.

Mentre nella madre l’ossitocina può causare la lacerazione dell’utero e ulteriori conseguenze sono: emorragie post-partum, tachicardia, bradicardia, ipotensione, ipertensione, shock anafilattico o ematoma pelvico.

A seguito del parto anche la madre del bambino può riportare delle complicanze e subire dei danni a causa di inadempimenti posti in essere dai sanitari della struttura. Quando ciò si verifica anche il neonato è in grado di ottenere un risarcimento per aver perso la possibilità di avere fratelli.

È il caso di una donna che subito dopo il parto ha subito una isterectomia totale che le ha negato la possibilità di avere altri figli in futuro. Il marito e la figlia appena nata, ovviamente rappresentata dai genitori, hanno chiesto il risarcimento per i danni subiti in via riflessa. Nonostante i primi due gradi di giudizio avevano negato il risarcimento alla figlia, la Cassazione con ordinanza n. 17554 ha accolto il ricorso, limitatamente al motivo riguardante il risarcimento della figlia in via riflessa, riconoscendo suddetto danno.

4. Danni causati da trauma

Al secondo gruppo appartengono i danni da parto causati da un trauma e rientrano tutte le lesioni che il bambino può subire durante il parto a causa di forze meccaniche, cioè trazioni o compressioni. Questi traumi interessano il cervello, la colonna vertebrale, i nervi e le ossa.

Tra i danni causati dai traumi troviamo:

  • Emorragie intracraniche: si tratta di un coagulo di sangue che può verificarsi all’interno del cranio o del cervello del bambino. Le emorragie possono dividersi in emorragie cerebrali (il sanguinamento si verifica all’interno del cervello), emorragia subaracnoidea (il sanguinamento si ha all’interno delle due membrane che coprono il cervello), emorragia intraventricolare (il sanguinamento si verifica all’interno del sistema ventricolare del cervello, dove si produce il liquido spinale), emorragia/ematoma subdurale (consiste nella rottura dei vasi sanguigni nella zona compresa tra la superficie del cervello e lo strato di tessuto che separa il cervello dal cranio), cefaloematoma (il sanguinamento si ha tra il cranio e la sua copertura)
  • Paralisi ostetrica: questo tipo di paralisi è causata da lesioni ai nervi del plesso branchiale, situati nella zona del collo, e si verifica quando il ginecologo esercita una trazione eccessiva sulla testa del bambino bloccato nel canale del parto
  • Fratture al neonato: applicando una forza eccessiva possono causarsi fratture durante il parto
  • Lesioni alla spina dorsale e ai nervi cranici: queste lesioni possono verificarsi solo nei parti complicati, come il parto podalico o nel caso in cui ci sia il posizionamento di faccia del bambino

5. Danni causati da mancanza di ossigeno

Al primo gruppo appartiene l’Encefalopatia Ipossico-Ischemica, un danno al cervello causato dalla diminuzione o dalla mancanza di ossigeno nel feto o nel neonato nel momento in cui nasce.
Si tratta di un tipo di lesione che può essere evitata ed è in genere causata da errori nella diagnosi o nel trattamento della sofferenza fetale. In questi casi è necessario prendere subito delle misure per arginare il problema, come effettuare un parto cesareo d’urgenza. Questo tipo di danno può essere provocato da:

6. Danni causati da prematurità

Al terzo gruppo appartengono tutte le lesioni che possono verificarsi quando un bambino nasce prematuro, cioè prima dello scadere del termine.
I sanitari sono tenuti a evitare che ciò accada o quanto meno a diminuire i danni da esso derivanti, come la paralisi cerebrale infantile, la leucomalacia periventicolare e la retinopatia del prematuro.

I medici possono somministrare dei farmaci per fermare le contrazioni, far maturare i polmoni del bambino o ancora potrebbero effettuare il cerchiaggio della cervice per evitare il parto.


Ma anche le infezioni prese dalla madre e non curate possono essere trasmesse al bambino e causarne il parto prematuro

Nei casi più gravi potrebbe esserci anche la morte del nascituro, dovuta a danni da parto ed errori dei medici presenti al momento del parto.

Generalmente gli eventi che causano la morte del neonato sono evitabili e causati da azioni negligenti.

In relazione a questo tipo di evento è riconosciuto in giurisprudenza il DIRITTO al risarcimento del danno per perdita del rapporto parentale.

I termini di PRESCRIZIONE del diritto al risarcimento del danno da responsabilità medica e chirurgica decorre dal giorno in cui la malattia viene percepita o può essere percepita con l’uso della ordinaria diligenza quale danno ingiusto conseguente al comportamento del terzo. I termini di prescrizione sono di:

  • 5 anni per la responsabilità extracontrattuale del medico (art. 2947 c.c.)
  • 10 anni per la responsabilità contrattuale della struttura ospedaliera (art. 2946 c.c.)

Per ottenere un risarcimento il danneggiato dovrà dimostrare il rapporto contrattuale con la struttura ospedaliera e l’errore medico che ha provocato i danni.

Inoltre bisognerà provare il nesso di causalità tra le lesioni e la condotta colposa omissiva o commissiva del medico. Spetterà alla struttura sanitaria dimostrare che l’errore eventualmente commesso sia stato dovuto da una causa ad essa non imputabile poiché inevitabile ed imprevedibile (sentenza Cassazione n.7044 del 2018).

Quindi i PRINCIPALI DANNI che potrebbero derivare da una mancata o erronea diagnosi di malattie o malformazioni sono: